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Nella legge 251 del 10 agosto 2000 “Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica” si invita a far riferimento alle competenze previste dai relativi profili professionali, in particolare dell'articolo 2, comma 1(Professioni sanitarie riabilitative) che recita:“ Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area della riabilitazione svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dai relativi profili professionali…[..]..” Tali profili sono definiti nel regolamento 741 del 14 settembre 1994 concernente l'individuazione della figura professionale del fisioterapista: nell'articolo 1, in cui si esplicita che “il fisioterapista è un operatore sanitario in possesso del diploma universitario abilitante, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita”.

Nella legge 24/2017 la legge Gelli Bianco cambia la responsabilità penale l'esercente la professione sanitaria che provoca la morte o la lesione personale del paziente a causa della sua imperizia: questi  risponde dei reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose soltanto in caso di colpa grave. Tale colpa però viene esclusa quando il professionista agisce nel rispetto delle buone pratiche clinico-assistenziali e delle raccomandazioni previste dalle linee guida. A tal fine, nel governo clinico uno degli strumenti utili è l'Audit. Il Ministero della Salute Dipartimento della Qualità “direzione generale della programmazione sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e principi etici di sistema” ha pubblicato già nel 2011 una sintesi di questo strumento in cui si evince che il termino Audit deriva dal latino audio, che richiama ad un processo di ascolto e  partecipazione ed è comunemente usato in ambito economico finanziario per indicare la verifica dei dati di bilancio e delle procedure in azienda per controllare la correttezza delle stesse; audit e feedback continuano ad essere ampiamente usati come strategia per migliorare la pratica professionale, sembra logico che i professionisti della sanità cerchino di modificare la propria pratica. A differenza della ricerca, l'Audit clinico si chiede "stiamo facendo le cose giuste nel modo giusto?". La principale caratteristica è quella di fondarsi sul confronto e la misurazione delle pratiche professionali con  standard di riferimento.

Il concetto è applicabile alle forme di 'assistenza per le quali sia ipotizzabile sviluppare interventi di miglioramento: ciò significa che sarà ragionevole impegnarsi nel processo di Audit allorché il divario tra la prassi esistente con l'attuale sia minimo o quando, pur avendo livelli di assistenza sub-ottimali, le possibilità di introdurre cambiamenti siano limitate o quando non siano conosciuti livello ottimali di assistenza.

La richiesta da effettuare può venire dalla direzione aziendale, dai professionisti, dai pazienti o dai cittadini. È necessario che venga precisato il contesto da dove parte la richiesta, le motivazioni, gli obiettivi e i beneficiari. La discussione di percorsi o casi clinici, come avviene nel corso di un Audit clinico, implica un preciso obbligo di riservatezza. Il nostro ordinamento giuridico prevede il dovere di non divulgare i dati  conosciuti nell'esercizio dell'attività in base all’ art. 2105 e seguenti del Codice Civile. I codici deontologici che obbligano alla riservatezza e rispetto del segreto professionale, invitano anche a ricercare la migliore efficacia, appropriatezza qualità dei percorsi di cura promuovendo l'uso appropriato di risorse e la flessibilità di cure assumendosi l'operatore la responsabilità diretta delle procedure diagnostiche e terapeutiche adottate ( Codice deontologico del fisioterapista: Art. 12 Qualità e appropriatezza delle cure). All'interno delle aziende sanitarie l’ Audit identifica varie tipologie di attività strutturate:

→  Audit interni: revisione sulla base dei criteri espliciti delle attività svolte da operatori interni all'organizzazione, allo scopo di esaminare e valutare l'appropriatezza l'efficacia e l’efficienza. I report prodotti a seguito di un Audit interno si configurano come indicazione finalizzate al miglioramento.

→  Audit esterni: verifiche esterne che coinvolgono l'intera organizzazione, organismi o enti terzi indipendenti sulla base di criteri espliciti (sistemi accreditamento istituzionale, ISO)